
Arios ed Edina.
Cari amici,
in queste giornate permeate da un forte sentimento di deja-vu, sto ascoltando moltissima musica celtica accompagnata dalle canzoni del Lord of the dance ed il Riverdance, Irish dance per capirci.
Da questo ascolto sono nate delle visioni che mi sento di condividere con voi. Di seguito troverete Arios ed Edina, un racconto inedito e una sequenza di versi che ho scelto di chiamare Celtica, in onore dell’atmosfera che me li ha ispirati.
Mi auguro di farvi cosa gradita, di allietare il tempo che impiegherete per leggere e, soprattutto, di distrarvi, di portarvi con me in un viaggio oltre il tempo, in luoghi magici, spolverati d’incanto.
Buona lettura…e buon ascolto.
Arios ed Edina.
C’era una volta, in un bosco incantato, una fata che non aveva mai sentito la musica.
Conosceva i suoni della natura e delle stagioni, ma non aveva idea di cosa fossero note e melodie.
Una fresca giornata di Primavera, un suonatore d’arpa, stanco e profondamente deluso dalla bruttezza e violenza che lo circondava nel mondo in cui viveva, decise di intraprendere una passeggiata nella foresta. Dopo aver camminato a lungo, sopraggiunta un po’ di spossatezza, si sedette sotto una mastodontica quercia in cerca di ristoro.
Guardandosi intorno con occhi finalmente sereni, rimase stupito dalla rigogliosa vegetazione che lo circondava. Tutto era brillante ed estremamente accogliente. Si sentì più leggero, improvvisamente sollevato dalle angosce che lì, lo avevano condotto. Rimpianse di non avere con sé la sua arpa. Di certo con lei avrebbe potuto rendere omaggio a quel luogo stupefacente.

Il bosco incantato, destato da quella gentile richiesta, esaudì il desiderio del suo ospite, facendo apparire il bramato strumento proprio davanti ai suoi occhi.
Esterrefatto e basito al cospetto di quell’inaspettata e, senza ombra di dubbio, magica comparsa, il musicista si sedette su di un tronco e iniziò a suonare un’antica canzone celtica, che suo nonno gli aveva insegnato quando era poco più di un bambino. Purtroppo non ricordava le parole, ma dalle corde tese dell’arpa, cominciarono a uscire suoni e, con suo immenso stupore, lettere.
La fata che non aveva mai sentito la musica, accorse insieme alle altre creature del bosco per assistere a quello spettacolo.
Edina, questo era il suo nome che vuol dire anima-vita, prese a volare e ballare tra le corde vibranti dello sconosciuto strumento.
Arios, che significa uomo libero in celtico, mentre le sue dita rincorrevano l’alata ammiratrice sull’arpa, la invitò a cantare.
– Oh! Meravigliosa visione: canta per me.
Edina, non sapendo bene come ,visto che non conosceva la musica e, probabilmente aiutata dalla secolare tradizione che permeava alberi, foglie, prati, muschi, licheni e ogni varietà di fiore, diede libero respiro alla sua voce. Ne nacque un canto illuminato e benedetto dalla benevola approvazione di tutti gli spiriti del bosco.
Tutt’intorno si fece silenzio.
Anche il vento tacque per poter ascoltare meglio.
Una bruma dorata scese come un mantello velato ad adornare le ampie spalle di Arios e il volo leggiadro di Edina.
Quando le dita del generoso e riconoscente musicista si fermarono, Edina si sedette, esausta ma felice, sulla punta più alta dell’arpa. I due si guardarono reciprocamente in volto per la prima volta e, la gioia per quell’emozione mai provata in precedenza, si trasformò in Amore.
Arios chiese al bosco di poter rimanere lì, dove aveva trovato e dato un senso a tutti sacrifici portati avanti per studiare e suonare la sua musica. Comprese che le sue note avevano tracciato un percorso, nell’arco della sua intera esistenza, che lo aveva condotto in quel giorno, a quell’ora al di là del tempo, tra le possenti radici di quell’albero antico.
Realizzò che lo scopo della sua vita, ignoto fino a quell’istante, era quello di conoscere un’incantevole fata dalla voce magica. Proprio quella creatura chiamata Edina, aveva risvegliato l’essenza e la meraviglia della sua anima, come predetto dal nome che portava.
Mosso, quindi, dallo stupore, dalla repentina presa di coscienza sul perché del suo viaggio e dall’emozione nel sentir sgorgare un sentimento grande come il cielo che intravedeva tra le fronde ariose degli alberi, capì che non avrebbe mai più potuto vivere senza Edina e la prodigiosa musica che, insieme, riuscivano a creare.

La fata, dal canto suo, era entusiasta di quell’incontro, quella dichiarazione d’amore e di intenti, e sorrideva alla speranza che i desideri del suo giovane suonatore venissero esauditi.
Lo spirito della grande quercia, il più anziano tra tutti quelli che abitavano il bosco, accolse le loro preghiere.
Arios perse le sue sembianze umane: divenne folletto alato della selva. Possedeva, altresì, il potere di far apparire la sua arpa, lo strumento al quale doveva la sua felicità, in qualunque luogo volesse.
Da allora, Arios ed Edina, volano nella foresta suonando note e cantando inni alla meraviglia della natura che li ha fatti incontrare ed innamorare. È impossibile non udirli, se si entra nel bosco incantato e ci si lascia stupire.
Morale: quando sentite quell’intima voce, quel profondo richiamo, noto come Ispirazione, non abbiate timore. Imparate a camminare sulla tortuosa e a volte impervia strada della conoscenza. Anche voi, così facendo, giungerete nel bosco fatato, custode attento dei vostri sogni. Lì, troverete la vostra Edina, la vostra Anima, e con lei non smetterete più di celebrare la vita.
Celtica ( sequenza )
1.
Vestita di bianco, in alto sulle sue punte
Che le donan ali
Ondeggia su di una musica celtica
come un fantasma nel bosco.
Lumi, spiriti antichi, si infuocano al suo passaggio
Tra le tane di gufi e civette
E, nella notte che precede il nuovo mattino
L’incanto vive, nella boschiva selva,
Nascosto ai pigri occhi di chi non vuol vedere.

2.
L’eco di un flauto arriva dal mare
Raggiunge il villaggio illuminato
A festa.
Ebbre di vino, le genti danzano un crescendo
Gioioso che celebra il ritorno
Del naufrago
Che dopo essersi perso negli abissi silenti della sua follia,
Riappare sano e salvo, scortato da vele spiegate
Che lasciano correre i ricordi
Affrancati dalle zavorre del tempo.

3.
Duellano i violini
Incalzano i tamburi
Nel turbinio dei nostri corpi
Che uniti
Celebrano il giorno delle nostre nozze.
Voci angeliche accompagnano
Solide pietre che
Si aggregano in un coro per dar forma
Alla nostra nuova dimora.
La sera, un’aquila che ha negli occhi il firmamento
Distende le sue ali e ci dona un tetto
Per cullare, tra le sue morbide piume,
I nostri sogni.

4.
Scivola nella Primavera
Allieta il respiro
Apri le braccia come una corolla
Che, schiudendosi,
Saluta il sole.
Roberta Leonardi. 16 Marzo 2021
Quando l’anima vita e l’uomo libero si incontrano si possono affrontare mille avversità … bellissimo racconto fiabesco è fantastico e versi che sono un inno all’amore . Sempre una gioia leggerti grazie per regalarci queste meravigliose letture . Un abbraccioneeeeeeeee
Grazie a te, Claudia.
Mi sembrava ci fosse bisogno di bellezza in questo periodo.
Sono felice se ne ho trasmessa un po’.
Ti abbraccio.
Le coordinate misteriose che se raggiunte e mantenute e coltivate ci consentono di intercettare la nostra vita più “nostra”.
Vedo che hai intercettato correttamente.
😉
Complimenti grande Roby ❤️ Sei una continua scoperta ❤️ È tutto bellissimo ❤️❤️❤️
Grazie Roby. Sono davvero contenta che ti piaccia questa nuova storia.
Complimenti è sempre bello leggerti. I tuoi scritti fanno riflettere. “L’ispirazione” è vita. Bisogna avere una grande capacità di ascolto e guardare dentro se stessi. Un percorso per trovare e seguire l’ispirazione e la motivazione per esprimersi . Grazie Roby❤️
Grazie di cuore a te Vincenza!
Anche per aver la pazienza di riscrivere un commento.
Sei una grande!