Attesa. Racconto breve.
Aveva camminato tanto. Non era in grado di stabilire quanto, ma era esausta. La notte le era sembrata interminabile. Il viaggio infinito. Sapeva solo che doveva resistere, doveva continuare. Non conosceva quella strada. Era straniera su terra estranea, sconosciuta.
Buio. Tutto era così oscuro. Non c’erano luci. Si sentiva sola. Lo era. Vuota, nel vuoto di quello spazio immenso che la faceva sentire minuscola. Era convinta che sarebbe scomparsa.
Continuò.
Un passo dietro l’altro. Avanti. Fissava i suoi piedi in movimento. Spogli, feriti, fragili come lei.
Le avevano detto che sempre dritto si arrivava . Quanto lunga fosse quella distanza, quanto durasse, e dove si potesse giungere, nessuno lo sapeva. Poi, d’un tratto, senza ricordare da dove fosse venuto,
“Tu vai! Non guardarti indietro.”
Le aveva detto un vecchio con pochi denti sopravvissuti, occhi buoni, e migliaia di rughe a raccontare, silenziose, la sua vita.
“Tu vai! Senza voltarti. Indietro è passato. Non pensare a ciò che hai lasciato. Quel che è stato, non tornerà. Non può. Guarda avanti a dove andrai.”
“Ma io non so dove mi sto dirigendo.”
“Certo che lo sai.”
Gli occhi dell’anziano sorrisero. Dolcemente lei lo interrogò con lo sguardo.
“Al mare, stai andando al mare. Lui ti salverà, ti parlerà, ti abbraccerà e ti renderà nuovamente libera. Tu però, devi avere fiducia.”
Glielo disse senza muovere la bocca. Sentì quelle parole entrarle dentro. Come acqua. Acqua che non beveva da tempo. La sete era tanta. Ciononostante, annuì. Da allora, non si era più fermata.
Perciò, vestita di stracci, lei che il lusso lo aveva conosciuto. Così, senza bagaglio, lei che di valige ne aveva sempre almeno due. In pratica, muta, lei che la musica la portava in giro per il mondo, ora si riscopriva senza neanche una nota. Non sentiva nulla.
Anzi no, non era vero. In realtà c’era dolore, c’era sofferenza in quel vuoto. Non era solo in lei, ma tutt’intorno. Veniva dalle case lontane, dalle luci scomparse. Era nell’aria.
Si concentrò sulla terra, quella che calpestava. Pensò che cambiando prospettiva, forse avrebbe trovato nuove forze.
Fu allora che se ne accorse. La percepì, sinuosa, sottile, viva, reale, piena. I suoi piedi, come radici di un albero, avevano trovato l’acqua. Era sotto di lei, ovunque, e scorreva, portatrice di una energia dimenticata.
Si convinse che poteva assorbirla, poteva berne. E così fece.
L’acqua dal suolo, si insinuò sotto pelle, la attraversò, rigenerandola. Le gambe recuperarono vigore. La linfa arrivò al cuore. Lo superò. Trovò le labbra. Le baciò. Salì ancora. Rinfrescò il cervello. Gli consegnò ossigeno. Finalmente respirava .
Infine, senza neanche sapere come, distratta e benedetta da quel vigore inaspettato, lo vide.
Davanti a sé, poderoso, si stagliava sua maestà : il Mare.
Si avvicinò. Lo guardò come una madre che ritrova un figlio che credeva perduto.
Di seguito, si chinò, perché voleva accarezzarlo. Iniziò a cantare, con voce mai usata prima, una melodia le cui note erano piume.
Mentre aspettava che il mattino apparisse, rimase seduta sulla riva. I piedi nudi immersi nell’acqua. Era fredda, ma ne aveva bisogno. La sabbia tra le dita. La brezza lievemente aspra a solleticare il volto.
Infine, la luce di quel nuovo giorno, ad illuminare una piccola lacrima, gemma trasparente, scesa nel momento in cui ringraziava di essere viva.
Roberta 26 Marzo 2020
Bellissimo!! Grazie
Besos Silvy.
Juntos lo superaremos!
Meraviglioso Roby, grazie! ♥️
Credo sia un dovere aiutare in qualche modo. Io cerco di farlo con le mie parole. Spero arrivino.
Roby e’ stupenda ❤️❤️❤️ Grazie di cuore per questo racconto ❤️❤️❤️ Sei bravissima❤️❤️❤️❤️
Non so se sono brava, mia cara amica, ma scrivo quello che sento.
Comunque grazie per queste belle parole.
Un abbraccio grande.
❤️❤️❤️
🙏🙏🙏
Che bello Roberta, l’ho letto d’un fiato! E lo rifarò con calma. Sempre più brava🌈👏🏻👏🏻💞
Che bello quello che mi dici Simona! Grazie e, mi raccomando, stai bene!!!