Per ogni tipo di viaggio bisogna avere un bagaglio leggero

bagaglio leggero

Per ogni tipo di viaggio bisogna avere un bagaglio leggero ( vince chi molla)

Credevo di esser stata brava negli anni col mio bagaglio. Quasi mi crogiolavo nel mio autocompiacimento, dandomi pacche polverose sulle spalle.

Ritenevo di aver trovato le giuste collocazioni a lutti, traumi, dolori, delusioni; ognuno di loro, come fossero libri, aveva un posto preciso nella mia libreria con funzione di archivio. Li guardavo e, all’occorrenza, li tiravo giù, ne leggevo il titolo, li sfogliavo e li riponevo accuratamente dove dovevano stare. Poi un giorno, qualcuno mi dice che non è così. Più che dirmelo, mi fa sorgere il dubbio, mi fa notare dei dettagli, delle sfumature.

Pensate, sostiene che quella libreria, io, proprio io, quella brava, quella organizzatissima, ebbene quella libreria, quei tomi me li porto sulle spalle, ben incollati alla mia schiena. Anzi, a dire il vero, non sono neanche libri: sono mummie. Lo dice guardandomi dritto negli occhi.

Mummie? Io? Ma stiamo scherzando?

La tribù nomade dei Chinchorro, era specializzata nell’arte ed il culto della mummificazione. Ad ogni spostamento portavano con sé le proprie mummie, venerabili legami col passato.

D’improvviso passo dall’essere la diligente alunna che non manca mai di fare i compiti a

“La mujer Chinchorro”

C’è una donna Chinchorro

Che porta le sue mummie sulle spalle.

È in cammino per trovare un luogo

Dove dargli sepoltura.

Sul sentiero c’è un rifugio che contiene balsami profumati.

La mujer  Chinchorro deve entrarci.

La porta però è chiusa a chiave.

Solo camminando troverà

Lo strumento che le consentirà l’accesso.

Deflagrazione avvenuta.

Big Bang primordiale nella mente e nell’anima. Con le mani, adesso, non mi do pacche, bensì afferro una scopa e raccolgo il mucchietto di cenere in cui mi son trasformata.

Per ogni tipo di viaggio bisogna avere un bagaglio leggero.

Beh, la cenere non pesa molto. Se non fai attenzione, però, vola via. La sottoscritta, di conseguenza, è volata via, aiutata da una raffica di vento, da una tempesta elettrica emotiva, se n’è andata. Ma mica dentro ad un disegno come Mary Poppins. Niente affatto! Destinazione: buco nero.

A massive black hole!

https://www.youtube.com/watch?v=Xsp3_a-PMTw&list=FLREGh4aVBZ9oahXA49jTcjQ&index=350

Non è finita. A bussare insistentemente alla porta, appare un atavico senso di solitudine, abbandono, inappropriatezza e sgomento che mi fa sbattere violentemente le ginocchia a terra.

Boom! Che tonfo! E che male!

Le articolazioni, alla mia età ( quella di mezzo, quella in cui tutto cambia ma ci ostiniamo a far finta che sia tutto uguale), dolgono parecchio; scricchiolano come gli usci nelle case infestate dagli spettri. Quindi? Chi giunge, adesso, a farti compagnia? La sora inquietudine, con sua sorella tristezza. Certe visite sono realmente inopportune. Non vi ho invitato. Questa è una festa allegra e voi rovinerete tutto.

Per ogni tipo di viaggio bisogna avere un bagaglio leggero.

https://www.youtube.com/watch?v=dRqCKeerLag

Ho capito, Niccolò!

Me lo ha detto anche quello delle mummie.

Bisogna imparare a lasciare andare.

Eh! Siete bravi voi! Io credevo di averlo fatto.

A quanto pare devo cambiare approccio, prospettiva. Sai che faccio? Mi tolgo le scarpe. Guarda che bel prato. Erba morbida, fresca, bagnata dal mattino. Comincio a camminare.

Calpesto una cacca!

Ovvio: l’incanto ed il disincanto camminano di pari passo giocando a palla. Se la tirano a vicenda, continuamente e tu sei la rete. Non permetterò al panico di sovrastarmi e lanciarmi una sassata. Devo cercare un ruscello, un corso d’acqua, per potermi sciacquare. Per farlo, però, mi tolgo sciarpa, cappello e guanti. Camminando mi scaldo e loro mi soffocano. Via, a volare anche voi!

In effetti anche il cappotto ed il maglione sono di troppo. Fuori due. In un colpo secco, da maestro.

Sembro quasi agile in questo spogliarmi. Il sole ora è alto nel cielo. Continuo a dover liberarmi di questo abbigliamento inutile, superfluo. Abbandono camicia, canottiera e pantaloni.

Cavoli: sono rimasta solo con la biancheria intima. Mi si vedrà la ciccia. Però “ciccia” è come mi chiama Angelo. Suona così dolce quando lo dice, non può essere poi tanto male. Ho deciso! Coi rotolini che si agitano, mi levo anche reggiseno e mutande. Effettivamente respiro meglio.

Caspita, sono nuda!

No, non è vero: ho ancora del trucco sul viso. Devo liberarmene. Ho la pelle delicata, anch’essa merita di esser baciata da un po’ d’aria fresca. Scorgo, finalmente un ruscello. Corro. Penso ad occhi indiscreti che possano osservare la scena. Mi vergogno. Mi fermo.

Per ogni tipo di viaggio bisogna avere un bagaglio leggero.

Sti cavoli! Chiudete le palpebre se vi disturbo. Io vado avanti!

Mi piego sul greto del corso d’acqua. Immergo le mani e mi lavo la faccia. Che meraviglia. È anche buona da bere. Mi disseto. Ricordo di avere ancora i piedi imbrattati. Li infilo nel ruscello. Muovo le dita. Proseguo, andando in direzione di quel punto dove le acque si allargano e si fanno più profonde. Sguazzo nuda in quest’abbraccio che purifica e salva. Esco.

Rinata.

Non ripercorro il tragitto all’indietro. Non ho bisogno di ciò che ho lasciato nel cammino. Vado avanti, senza trucchi, accessori o vesti.

Sono aria, acqua, terra, fuoco e guardando indietro, scorgo le mie mummie sulla collina. Mi salutano con la mano. Sembra sorridano. Poi si coricano tra i fiori e riposano serene, libere, affrancate.

Io, senza pretese o attese, vado avanti.

Autoritratto

Qui il link per ascoltare questo brano, recitato da me, su YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=y3g7S8bhmbk

 

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