Cari amici,
In attesa della “fase due” ormai alle porte, vi dedico questo dialogo/pensiero, uno dei frutti della mia quarantena.
DIALOGO SURREALE ALLA MANIERA TEATRALE
Esterno notte. Bosco. Ruscello che scorre e buio che parla. Un uomo con una torcia si avvicina ad un albero. Il fascio di luce ne illumina le radici. A poco a poco sale verso il tronco, e poi, più su fino ai rami. Le foglie danzano ad una cadenza che solo loro conoscono e distinguono. L’uomo prosegue. Poco distante da lì, si ferma.
Nuovamente indaga con l’occhio luminoso. Scorge un folto gruppo di rovi. Infine, lo vede.
Eccoti.
Grazie al cielo sei arrivato. Sono intrappolato.
Ma come sei finito lì in mezzo?
Non lo so. Mi ci sono ritrovato. Aiutami ad uscire.
Non posso.
Come non puoi? Che significa? Arrivi fin qui, e non sei in grado di tirarmi fuori?
Sono venuto a cercarti. Ero preoccupato. Ti ho trovato. Sono più sereno adesso. Però non posso salvarti. Non io, almeno.
E chi?
Lo sai.
No, non lo so.
Alzati.
Non posso ci sono i rovi, pungono e non mi sento più le gambe. Probabilmente le ho perse.
Non ti servono le gambe per alzarti.
Ma che dici?
Allora, se sopra sei bloccato: scava!
Scavare? Temo di non avere più le mani.
Non hai bisogno delle mani per scavare.
Ma non ho altri strumenti.
Sì che li hai. Hai la tua mente.
Vuoi dire che devo scavare o alzarmi con la mente?
Esatto.
Ma sono stanco, non ho energia. È troppo tempo che rifletto su come uscire. Non riesco più a pensare.
Non devi pensare, devi sentire.
Le mie orecchie sanguinano. Le spine le hanno ferite.
Non è quello l’organo che ti serve per sentire.
Parli del cuore?
Sì.
Non so se batte.
Batte. Lo sento. Si confonde con i suoni della notte, ma la sua voce si distingue. Mi ha condotto fino a te.
Perché ti ha portato qui, se non riesci ad aiutarmi, a soccorrermi. Non capisco.
In realtà lo sto facendo. Ti sto indicando la strada che sembra, tu, non voglia vedere.
È difficile. Sono solo qui dentro.
Sì lo sei, ma io sono qui fuori. Ti aspetto.
Dopo alcuni attimi caratterizzati da rumori indecifrabili, l’uomo imprigionato riprese a parlare.
Ti garantisco che ci sto provando, ma non ci riesco. Non posso uscire. Soffoco.
Allora smetti di parlare. Stai sprecando aria.
Tra i rovi, quasi schiaffeggiato da quelle parole, prese coscienza della situazione. Tacque.
Pazientemente, nel silenzio loquace della notte, due respiri si rincorrevano in cerca di un ritmo comune.
Palpito dopo palpito. Battito a battito. un cadenzato tam-tam.
Credo di averlo sentito.
Bene, ora seguilo, lasciati guidare.
Non so quanto impiegherò a liberarmi. Sembra un percorso impervio, sconosciuto, dissestato. Quanto tempo hai?
Quello che serve. Non ho fretta. Sono qui per te.
Cosa faremo quando sarò fuori?
Ci abbracceremo.
Avrò di nuovo braccia e gambe?
Non lo so, ma ti assicuro che non servono per stringersi, per sentirsi vicini.
Hai ragione. E dopo?
Successivamente, guardandoci negli occhi, sorrideremo.
Entrambi immaginarono quella scena.
Alla fine inizieremo di nuovo a camminare.
Dove andremo? Verso quale destinazione?
Nessuno lo sa. Però adesso, smetti di parlare ed ascolta.
Non rispose. La sua mente, con mani di cuore che si muovevano seguendo un ritmo tribale, aveva cominciato a smuovere, a dissotterrare.
Dal lato opposto, l’amico, in silenzio, ascoltando la crescente melodia dell’altro, ondeggiava la testa allacciandosi le scarpe.
Presto sarebbe stato, di nuovo, tempo di andare.
Autrice che riesce sempre ad incantarmi…. complimenti!!
Grazie Silvia. Evidentemente hai un cuore aperto a lasciarsi incantantare.
Un abbraccio 💖
Mi hai incantata come solo tu sai fare Roby 💓 dialogo fantastico, e’ quello che sto vivendo in questo periodo e come me, penso un po’ tutti! Sei una grande autrice, mi piace molto quando scrivi pensieri e dialoghi attuali ❤️Un abbraccio grande 👏
Un altro abbraccio è in viaggio da qui a lì.
Grazie Roby.
Sai sempre stupire. Mi è piaciuto davvero tanto Roby, complimenti! ♥️
Sei sempre presente.
Grazie Alessia.
Sorprendente questo dialogo, ma come fai? Applausi!!!😍🎉🎉🎉🎉💗
Forse sto impazzendo???🤣🤣🤣🤣