Guardarsi dentro: un percorso che richiede strumenti.

L’altra sera, incuriosita dal suggerimento di una cara amica, ho visto un film diretto e interpretato dall’attore Jonas Hill, che si intitola
“Il metodo di Phil Stutz”.
Jonas intende narrare la storia e il metodo seguito dal suo analista, Phil Stutz per l’appunto, che lo segue da cinque anni, con lo scopo di donare gli stessi strumenti che lui ha acquisito anche a coloro che avrebbero guardato il film.
La storia parte in maniera decisa, con una chiara dichiarazione di intenti e poi…e poi accade la magia.
Jonas sente che qualcosa non quadra, si guarda dentro come il suo fedele maestro gli ha insegnato e la prospettiva cambia.
Non starò a raccontarvi cosa avviene ne “Il metodo di Phil Stutz”, chi vorrà potrà vederlo sulla piattaforma Netflix (consigliatissimo in lingua originale), ma vorrei condividere cosa ha rappresentato per me, che vado in analisi da poco più di due anni, spinta dalla necessità di acquisire nuovi Tools- Strumenti che mi permettano di gestire le mie emozioni e le mie reazioni.
https://www.netflix.com/it/title/81387962
Ho scoperto di essere una donna ipersensibile: tendo a mettermi i problemi del mondo e delle persone, soprattutto quelle che amo, sulle spalle, li faccio miei, li vivo fino ad esserne consumata, li assimilo fino a farmi male, ci vado dentro fino a restarne schiacciata.
Senza parlare poi di ciò che accade o non accade nella mia vita.
Andare in analisi comporta spogliarsi, mettersi a nudo. Trovare la persona giusta per farlo è fondamentale perché la base di tutto è la fiducia, senza di essa non potremmo mai affidarci a uno sconosciuto per ricostruire il puzzle della nostra esistenza e dargli nuovi colori e prospettive.
Guardarsi dentro è doloroso, se poi si è come me, cioè una persona che si sente spesso sbagliata e si dà la colpa se le cose vanno male o se accade qualcosa di brutto, allora è lacerante.
Riuscire a comprendere che la vita scorre e avviene, a prescindere da me, è stato ed è ancora in qualche modo difficilissimo.
Considerare poi l’ipotesi che se qualcosa va storto NON è perché me lo merito, ma perché doveva andare così, è un esercizio che richiede ancora grande concentrazione.
Perdonarmi è stato l’atto d’Amore più doloroso che abbia mai compiuto. Mi ha sgretolata anche nel sollievo che ne è conseguito.
Accettare la mia ombra come parte di me, come una parte fondamentale di me, è stato disarmante.
Quando però si abbandonano le armi e ci si vede per ciò che siamo, ci si guarda dentro con tutto ciò che fin lì ci ha formato e di conseguenza ci contraddistingue nel nostro presente, il processo di visualizzazione e di acquisizione di consapevolezza è commovente.
La mia ombra mi guarda
Ferita
Per tutte quelle volte che l’ho accusata
Insultata
Allontanata
Rifiutata.
La mia ombra mi guarda
Aspetta che anche io la veda
E apra le braccia per accoglierla
Scusarmi e darle la dimora che merita:
Una casa ricca d’amore
La mia casa
La nostra casa
Perché noi siamo una sola cosa.
(Roberta Leonardi, Pensieri Invernali)

Quante volte non vogliamo…no, scusate, parlo per me, racconto di me: quante volte non mi sono accettata per ciò che sono, quante volte ho insultato il mio corpo, ho avuto paura del mio modo di amare perché spaventa le persone e le fa scappare, quante volte mi sono condannata per miei errori, quante volte mi sono accorta che stavo cadendo e mi sono ripetuta:
“Te lo meriti! Te lo meriti! Te lo meriti!”
Quante volte…non lo so…ma di certo posso dire che sono state tante, e sono ancora troppe.
Quante poche volte invece mi sono messa dall’altra parte, dal lato dell’ombra, per chiederle come si sentiva, messa lì nell’angolo dell’orrore, abbandonata a se stessa e, più di ogni altra cosa, rifiutata.
Uno dei primi articoli di questo blog, che risale al 2019, è una lettera scritta a un amico, che per troppi anni ho rifiutato di vedere, di guardare negli occhi. È una lettera al dolore, che quando ho accettato come parte imprescindibile di me, mi è apparso come un bambino che potevo solo prendere per mano per proseguire il cammino insieme.
Non c’è strada dove si possa stare separati.
Non c’è porta dove lui non venga a bussare e ignorarlo vuol dire renderlo mostruoso, ma lui, in realtà, ha i nostri stessi occhi, la nostra stessa voce, il nostro stesso respiro e la nostra più intima fragilità.
https://www.incastrionline.it/lettera-ad-un-amico/
Ne “Il metodo di Phil Stutz” ci sono tre parole che tornano e sono tra i primi strumenti che vengono insegnati
DOLORE, INCERTEZZA, LAVORO DURO.
Non esiste un mondo, non esiste una vita, dove queste tre cose non esistano e coesistano.
Accettarlo è un grande passo avanti, anzi è probabilmente IL PASSO più importante da compiere. Ci sto faticosamente lavorando.
Amore, Gratitudine, Lasciare Andare.
Nel film ci sono tre esercizi associati a questi tre fondamentali concetti.
Io li ho fatti mentre venivano spiegati allo spettatore.
Quello sul lasciare andare è stato devastante.
D’altronde sono quella a cui lo psicologo, alla seduta numero tre, disse:
“Lei, Roberta, si porta tutte le sue mummie sulle spalle. Deve dar loro sepoltura, in un bel posto, ma se le deve scrollare da sopra la schiena. Sarà parte del nostro lavoro”
Sono tornata a casa strisciando. Ho pianto per tutto il percorso dallo studio a casa perché ho sentito nell’anima la verità di quelle parole.
Ho imparato a tirarmele giù le mummie, le ho guardate fisse dentro al cranio svuotato, e ho con amore infinito cercato un luogo di pace dove dar loro riposo. Anche se poi il riposo l’ho dato a me stessa.
Accettare che le cose accadano.
Che fatica.
A pensarci, però, trascinarsi addosso ciò che non va, è ancora più faticoso.
Allora dovremmo invertire quelle forze in un lavoro produttivo, quello del CAMBIARE ciò che non ci piace e rendere il nostro mondo, uno posto che ci rappresenti, dove siamo fieri di essere chi siamo, con le nostre luci e le nostre ombre, con i nostri difetti ma anche con i nostri pregi, un luogo dove il primo BENE, è il nostro.

Su questo punto mi sono allenata, ma ho dovuto scavare tra i sassi e farmi saltare le unghie per capire quale fosse il mio bene e come donarmelo.
Spesso vacillo.
Mi capita di non amarmi, ma ora ho appreso un nuovo esercizio sull’amore che parte dalla rabbia, prosegue con la sua trasformazione, con l’inversione dell’energia e con la proiezione dell’Amore verso l’altro per il nostro bene.
Visualizzare chi ci ha fatto del male, o crediamo ce ne abbia fatto, e mandargli tutta la nostra energia positiva, il nostro affetto, come fosse un’onda in grado di avvolgerlo e sollevarlo, è il modo per sentirci noi stessi sollevati.
Nel film viene spiegato.
Io lo chiamerei perdono.
Perdoniamo per noi stessi, per il nostro bene, non per gli altri.
È complicato farlo, soprattutto se il male ricevuto è stato immenso. Ma tenerlo dentro offusca la nostra luce, appesantisce la nostra anima.
Penso ad un’amica che è andata a piantare le sue Iris in carcere. Quel gesto era come portare un dono all’assassino di sua sorella. La sua forza nell’affrontare questa prova del fuoco, ha indubbiamente alleggerito il suo cuore e ha fatto sì che compisse qualcosa di meraviglioso per tante altre persone, in memoria di qualcuno che non può tornare, ma può continuare a vivere in un simbolo, in un fiore.
L’esercizio sul “lasciare andare” non ve lo racconto, ma se vedrete il film, fatelo con loro.

Amici, sono una persona che ama con passione, e il mio errore spesso è stato di aspettarmi di essere amata allo stesso modo.
Le aspettative sono sbagliate, ci fanno entrare in un mondo fantastico che ci costruiamo in modo malato e inattendibile nella testa, dove rifiuto è morte e accoglienza è felicità.
Non è così.
Ognuno di noi ha un modo personalissimo e diverso di amare e di dimostrare l’affetto, questo non comporta che ce ne sia uno più giusto dell’altro. Quando queste dimostrazioni avvengono nel RISPETTO dell’altro e della sua LIBERTÁ, allora sono tutte buone.
Da parte mia devo imparare a sentirmi un pochino meno coinvolta e lasciar andare con leggerezza.
Se una persona ti vuole bene te lo dimostrerà, se tu le vuoi bene, glielo dimostrerai e se così non è, allora un cammino si chiuderà per concedere spazio a un altro, diverso, separato che non significherà abbandono ma esperienza.
Mi fermo qui, spero che il mio tentativo di abbracciarvi attraverso la condivisione della mia esperienza, sia arrivato fino a voi e vi invito a guardare “Il metodo Phil Stutz”, prescindendo da un vostro personale percorso di analisi, ma con la voglia di acquisire nuovi strumenti per accettare e amare ancor di più questa nostra imprevedibile esistenza.
Io l’ho amato perché mi ci sono riconosciuta e riconoscersi è “non sentirsi più soli”.
La pace è un allenamento dell’anima:
bisogna cercarla proprio quando la sua assenza ci schiaccia.
Roberta Leonardi, 16 Gennaio 2023, Pensieri Invernali.
GRAZIE SORELLA
Grazie a te.
Molto molto toccante Roberta, e credo che queste mummie siano un fardello per tante di noi, specie se di animo particolarmente sensibile. Ed è estremamente dura mandarle via!
Però si può fare! Non mandarle via, ma metterle nel posto giusto ❤️
grazie Roberta cara per aver condiviso con noi le tue ombre, che pian piano si illumineranno di nuova luce, quella luce che ti aiuteranno a lasciare andare le mummie nel posto giusto, io l’ho fatto qualche anno fa, con tanta fatica, la la vittoria è esserci riuscita. Lo sarà anche per te e sarà un bel respiro di serenità e ti abbraccio stretta.
Oh sí, ne sono certa ❤️
Grazie Roberta per aver condiviso questa parte della tua esperienza, dentro di me non funziona tutto come dovrebbe essere…ci convivo 🤍
Io vorrei conviverci perché ho imparato ad accettarlo…ci lavoro. Buona serata Monica cara.
Per me che la mummia sulle spalle non è una mummia, ma una persona in vita …credo di essermi immedesimata perfettamente nelle tue emozioni… e forse…anche solo leggerti mi ha aiutato a capire! Grazie Roberta
Grazie a te Silvia…sei una presenza importante ❤️ spero tu lo senta.
Grazie per questa condivisione Roberta…ognuno di noi ha mummie da portarsi appresso e rabbia per qualcosa subito.
Saperle posare per non portarsi troppo peso, non è facile, ma necessario.
Saper perdonare è un atto di coraggio che richiede molta energia…io al momento sono solo riuscita a chiudere la sofferenza, nella stanza accanto.
Ma la porta ogni tanto si apre…
Guarderò sicuramente questo film, grazie per averlo suggerito!!♥️
🙏🙏🙏
Io le mie mummie l’ho messe nel posto giusto, adesso che sto cercando di sconfiggere una grave malattia, non penso più, non rimugino, cerco di fare cose manuali, concrete che mi fanno allontanare i pensieri importanti . Non mi aspetto niente dagli altri se non quello che riescono a darmi. Ti auguro che anche tu riesca ad essere più serena ed apprezzarti per la bella persona che sei e cerca di non provare mai più sensi di colpa tanto le cose accadono comunque. Cerca di stare lontano da tutti i mali del mondo… circondati possibilmente di persone positive, allegre che vivono la vita con piu’ leggerezza. Un abbraccio 😘
Lo farò ❤️
Anche il tempo e l’età aiutano a depositare le mummie ,a soffrire di meno ,a perdonarsi e perdonare ! Nutrire speranza , capire che farci carico dei dolori del mondo non li risolverà ….
❤️
Perdonare è il primo passo per stare bene con se stessi, soprattutto se chi dobbiamo perdonare siamo noi!
Alla fine perdonarci, accettarsi e accogliersi è un processo doloroso e spesso lungo, ma alla fine che pace e che serenità si raggiungono!
Buon percorso Roberta, non posso dirti che sarà facile o indolore (questo lo sai già!), ma posso dirti che in questo percorso non sei sola.
Grazie, lo so ❤️