Just like that

Just like that
Just like that
Just like that.

Questo articolo coglierà di sorpresa qualcuno di voi, forse la maggior parte, visto che è totalmente fuori dal mio “intimate standard”.
Ma che dire: “Just like that” mi è venuta voglia di scriverlo.

Per chi non lo sapesse, Just like that è il titolo del tanto chiacchierato e da molti atteso ritorno della serie Sex and the city.
Da qui in poi, se non avete visto questi nuovi dieci episodi che vedono protagonista l’iconica Carrie Bradshaw, avviso che ci sarà dello spoiler.

Sono una professionista dello spoiler e non vorrei avere sulla coscienza il vostro disappunto!

Just like that
Just like that

Just like that inizia circa quindici anni dopo da dove avevamo lasciato Carrie e le sue amiche, solo che Samantha, la più disinibita tra le quattro, ha abbandonato il gruppo.

Per non fare pesare troppo la sua assenza e dare un’immagine più attuale all’intera serie, viene ovviamente sostituita con altre donne: ne abbiamo due di colore, una indiana e una * “they” ( Sara Ramírez, l’indimenticata dottoressa Torres di Grey’s anatomy ).
Tutto diventa 2021.

Il tema dell’identità sessuale, uno dei principali affrontati, viene innanzitutto inserito all’interno della famiglia di Charlotte. Infatti una delle sue figlie decide che il suo nuovo nome sarà Rock, invece di Rose, e rifiuterà di prender parte al suo bat mitzvah in quanto non ancora sicur* di ciò che vuole essere.
Molto decis* nella sua insicurezza pur avendo solo tredici anni.

Beat* lei/ lui/ loro… Continuo a confondermi!

Just like that
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Miranda dal canto suo, ancora sposata con Steve, entra in crisi.

È una crisi personale, una ricerca di sé che la conduce alla scoperta di una nuova sessualità ( se non sbaglio il riconoscere di essere lesbica è accaduto realmente alla stessa attrice, Cynthia Nixon che la interpreta, e il suo coming out creò, a suo tempo, non pochi problemi).
La sua rinascita avviene grazie a Che Díaz, la Ramírez appunto, che la avvicinerà a una nuova consapevolezza del suo corpo, dei suoi desideri e le farà battere in modo del tutto nuovo il cuore, portandola a scelte radicali nella gestione del suo vivere.

Discutibile, a mio avviso, la figura di Steve.

Indubbiamente buono e tanto a suo agio in una quotidianità che con l’avanzare dell’età reputa logica la mancanza di una vita sessuale, sostituita da una serena routine casalinga, da lasciar andare la moglie senza più di tanto batter ciglio.
Soffre in silenzio perché vuole solo il suo bene…di lei intendo.

Ammirabile, ma è credibile?

È fuori dubbio che la serie sia tutt’oggi incentrata solo sulle donne.
Per questo Steve lo mettiamo in pace con se stesso e del tutto disponibile a mantenere rapporti civili con la sua, ormai, ex.

 

Just like that
Just like that

 

Veniamo ora a Carrie.

Cresciuta, ospite fissa in un podcast radiofonico ( considerata questa la normale evoluzione che affianca il suo esser scrittrice), con qualche ruga in più, ma sempre glamour, è alle prese con
SPOILER SPOILER SPOILER ALERT…
la morte del suo amato, nonché marito, John, Mr.Big per capirci.

Just like that sposta l’attenzione, per fortuna lasciatemi dire, su una ricerca di consapevolezza sessuale e di sé, piuttosto che su quella di un partner per il momentaneo appagamento fisico, o su quella di un compagno per la vita.
Il proprio bene sopra ogni cosa.

Per Carrie però si va oltre: non si tratta di decidere chi è sessualmente, ma chi è senza la persona che ama.

Oltretutto la nostra beniamina dovrà fare i conti con un intervento all’anca ( vedi a portare quei tacchi vertiginosi cosa succede…ndr). Ma non vi preoccupate, è un difetto genetico, sui tacchi ci torna a fine episodio, altrimenti nessuno l’avrebbe riconosciuta.

Vediamo comunque Carrie tornare fragile.
È alle prese con la gestione di un cambiamento di vita, totalmente imposto, non dipendente da lei, che la sconvolge.
A chi non è accaduto?

In Just like that si percepisce lo scorrere del tempo e l’aggravarsi dell’importanza delle scelte che facciamo, o siamo costretti a fare, perché la vita ce le mette davanti.

Non si risolve tutto in un episodio.
Ma in dieci sì.
Ogni pezzettino del puzzle, col tempo, la giusta introspezione e un po’ di immancabile New York fashion style, trova la giusta collocazione.

Just like that
Just like that

Anche Samantha riappare, non fisicamente ma attraverso un sms, a testimonianza del fatto che la vita è imprevedibile, che l’attesa è un passaggio necessario e che l’andare avanti è inevitabile.

Just like that non è un trattato filosofico sulla risoluzione dei problemi del nostro decennio, ma di certo offre spunti di riflessione sull’aprirsi e sul comprendere non solo ciò che è diverso da noi, ma anche il fatto che ognuno di noi, nella sua diversità, attraversa stati d’animo differenti, spesso complicati da spiegare perché noi stessi non abbiamo ancora trovato le parole e le luci migliori per farlo.

Just like that mi è, tutto sommato, piaciuto.

Un po’ forzato nell’inserimento di razze, genders, orientamenti sessuali, etc… d’altronde, nel 2022, non farlo vuol dire non essere al passo coi tempi o addirittura essere tacciabile di un qualche tipo di “fobia”.

Gli outfit colorati, etnici, totalmente fuori dalla portata di un persona normale, non mancano, state tranquilli.

La serie resta fedele a se stessa nell’assurdità di certe proposte di abbigliamento.
Hoops, scusate, è vero: si chiama alta moda!

Mi dispiace invece tantissimo che Miranda abbia scelto, proprio a fine serie, di tornare a tingersi i capelli: era così splendente con quel bianco! Era così unica!

In sintesi, Just like that cioè,” in un attimo”, ci ricorda che quando meno ce lo aspettiamo le cose si aggiustano e si torna a sorridere, anche dentro a una pandemia.

Ci voglio credere.
Mi piace crederci.
Ho bisogno di crederci.
Non sono rimasta stupita ma piacevolmente intrattenuta.

Per ora, cari lettori, da Just like that, ex Sex and the city, è tutto.

Prometto che tornerò a districare la matassa del mio lato interiore in futuro, ma oggi, perdonatemi, voglio sentirmi leggera e pensare di poter camminare vestita da ape regina, su tacchi vertiginosi, in una New York che viene ripresa sempre con una luce affascinante.
Just like that è la giusta evoluzione di Sex and the city.

PS: consiglio vivamente la visione in lingua originale!

Roberta Leonardi, Febbraio 2022

Questo articolo ha 4 commenti.

  1. Genny

    Il tempo passa e anche le serie TV si adeguano al presente con situazioni più attuali…e sempre brava tu Roberta

    1. Roberta Leonardi

      Grazie Genny.
      Sex and the city mi piaceva…
      I films: no.
      Questa, tutto sommato, si lascia piacevolmente guardare.
      Buona giornata carissima.

  2. Maria Pia

    Condivido totalmente la tua idea/visione della serie anche se non hanno inserito i “minori acciacchi dell’età ( vedi reumatismi)

    1. Roberta Leonardi

      Li aveva solo Carrie con l’anca…poi operata e come nuova. È pur sempre finzione 🤣🤣🤣

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