Le parole di Andrea

Le parole di Andrea

Si chiamava Andrea e sin da quando era piccola, si era abituata a rispondere all’obiezione  “ma è un nome da maschio” con estremo garbo e pazienza, spiegando che sua mamma era tedesca e, in Germania, Andrea era un nome da femmina.

Le parole di Andrea
Le parole di Andrea

Suo papà, era spesso assente, viaggiava molto, ma al rientro le portava sempre qualcosa: un libro con le illustrazioni della città dove era stato, una scatola di colori, un pupazzetto vestito con gli abiti tipici di quella zona, ma soprattutto tante cartoline che le scriveva, senza spedirle, per leggerle tutte insieme al rientro. Andrea rimaneva incantata a osservare quei colori, quei paesaggi a volte montani, altri cittadini, altri ancora marittimi e si lasciava andare al sogno di poter, un giorno, visitare quei luoghi, sentire i profumi di cui le parlava il papà, ammirare quelle incredibili sfumature di cielo e di terra, per poterle raccontare lei stessa al resto del mondo.

Quando aveva otto anni, per la prima volta, si verificò qualcosa di magico: stava eseguendo un compito, Scrivi cinque frasi sul luogo più bello che hai visitato, quando improvvisamente le parole che aveva scritto, anzi, le immagini che aveva descritto in quei brevissimi pensieri, uscirono dal quaderno e andarono a depositarsi sul muro della cucina. Andrea era esterrefatta.

Davanti a lei, sulla parete bianca che osservava muta la credenza dei piatti della festa, si apriva un lago incorniciato da alte montagne e da alberi dai toni variopinti dell’autunno.

La luce era trasversale con un sole che, in modo graduale, andava a illuminare le acque calme e trasparenti in cui si riflettevano i monti e il cielo. Era esattamente il panorama che descriveva nell’esercizio. Un piccolo angolo di paradiso, di cui non ricordava il nome esatto, Novel – Bovel – Tovel, o qualcosa di simile, che aveva visitato con i genitori un paio di settimane prima, durante una gita in Trentino Alto Adige.

Sentendosi chiamare dalla figlia, mamma Henriette si voltò e nello scoprire il nuovo dipinto apparso dal nulla nella sua cucina, spalancò la bocca.

– Andrea, quello cos’è?

– Non so mamma…lo stavo descrivendo nei pensierini per la scuola e all’improvviso è andato sul muro.

– Come: è andato sul muro? Che vuoi dire?

– Che le parole sono uscite dal foglio e si sono trasformate in quel disegno lì.

– Non è possibile.

– Sì, mamma, te lo giuro!

Percependo lo stupore della figlia misto alla paura di aver fatto qualcosa di sbagliato ( in fondo aveva scritto sulla parete e questa cosa era proibita) mamma Henriette cercò di tranquillizzarsi e di venire a capo del mistero.

Rifletté in silenzio e qualche istante dopo, in un tempo sospeso che ad Andrea parve un secolo, le chiese di scrivere un’altra frase in cui descriveva un altro posto, magari la spiaggia dove avevano fatto il bagno quell’estate, in Spagna.

Andrea eseguì la richiesta della madre.

Non appena mise il punto finale alla frase, sulla stessa parete, affianco al paesaggio lacustre, apparve una lunghissima spiaggia caratterizzata da dune tonde e dorate, che andavano a tuffarsi nel blu intenso dell’Oceano Atlantico. Era la spiaggia di Maspalomas, sull’isola di Gran Canaria. Di lato, in un primo piano quasi sfumato, le dita della mano di una bambina, avvolte da un guanto di sabbia fina e da granelli che sembravano diamanti.

La donna andò a controllare cosa aveva scritto in quella frase la figlia.

Quest’estate ho giocato su una spiaggia d’oro con curve che sembravano onde. La sabbia tra le mie dita era sottile come zucchero e brillante come pietre preziose.

Henriette fu colta dal panico. Chiuse il quaderno della figlia. Le urlò di andare in camera sua ché il compito finiva lì. Inoltre le impose di non parlare con nessuno di quanto accaduto. Andrea in lacrime e profondamente dispiaciuta per aver combinato qualcosa che percepiva come terribile, corse dove le era stato imposto e rimase lì, a piangere dentro al cuscino, per le successive due ore.

La madre si mise a grattare il muro con una spugna. Per fortuna qualunque cosa fosse quella pittura, era lavabile.  Poi si sedette a tavola con la testa fra le mani e cercò di pensare a come risolvere quel terribile problema.

Cosa stava succedendo a sua figlia? Erano poteri divini o diabolici?

Non aveva visto nulla di male, in realtà, in quei disegni. Erano davvero accurati e avvolti da una luce che avvicinava al sogno. Erano incantati. Non poteva esserci nulla di malvagio in quella eccezionale manifestazione, ma lei sapeva che la gente era pettegola, spesso maligna e invidiosa. Le persone del paese, avrebbero cominciato a parlare, si sarebbe sparsa la voce e quel magnifico dono toccato in sorte a sua figlia, sarebbe stato trasformato in un fenomeno da baraccone.

Si concentrò sul da farsi. Henriette era una donna pratica: avrebbe trovato una soluzione a quella inaspettata faccenda. Improvvisamente si ricordò di come aveva liquidato Andrea, della violenza verbale con cui l’aveva spedita in camera sua.

Corse dalla figlia.

Le parole di Andrea
Le parole di Andrea

La trovò seduta sul davanzale della finestra che guardava un cielo improvvisamente divenuto grigio e buio. Le si avvicinò con dolcezza. Notò che aveva pianto. Le carezzò i capelli chiedendo se poteva sedersi accanto a lei. La bimba le fece spazio. La guardava mortificata e le lacrime stavano, sicuramente, per riaffiorare.

– Andrea, tesoro, perdonami! Non avrei dovuto parlarti così. Mi sono lasciata intimorire da qualcosa che non avevo mai visto prima e me la sono presa con te.

– Sono malata, mamma?

– No, Andrea, no. Non credo tu abbia una malattia, ma che tu abbia ricevuto un dono, un talento, qualcosa che è magico, puro come il tuo cuore che descrive la bellezza vista dai tuoi occhi. Penso che questa dote preziosa vada protetta. Non credo che in molti possano capire quanto ti accade, sempre che ci sia qualcosa da comprendere in questo miracolo. Temo, invece, che proverebbero a sporcarlo, a renderlo negativo, sbagliato, come è accaduto per un attimo anche a me, colta dallo stupore. Quindi dobbiamo trovare un modo per tutelare questa tua capacità. Hai per caso un album da disegno nuovo, non usato?

– Sì, sullo scaffale sopra la scrivania.

– Bene, ora lo prendo, lo metto accanto a te, e tu riscrivi su questo foglio la frase in cui parlavi del lago o di quella della spiaggia. Voglio vedere se funziona.

– Sei sicura, mamma?

– Prova, Andrea. Stai tranquilla ci siamo solo noi due qui.

La bambina si fidò della madre e il prodigio si ripeté. Questa volta però le immagini si palesarono sul foglio dell’album da disegno. Andrea alzò lo sguardo sulla mamma interrogandola silenziosamente con gli occhi ancora gonfi.

– Perfetto, allora faremo così! Porterai sempre con te un blocco da disegno, grande o piccino che sia, in modo che, se dovrai scrivere o raccontare luoghi, panorami e paesaggi, loro andranno a depositarsi lì.

– E se invece finissero di nuovo sul muro?

– Non ci andranno! Saranno bravi! Tu glielo chiederai educatamente, col pensiero, e loro andranno dove la tua mente gli suggerisce di andare. Saranno ubbidienti. Esaudiranno la tua richiesta, il tuo desiderio. Dobbiamo crederci, sperare con forza che accada!  Io lo farò. E tu?

– Sì, mamma, anche io! Sarò cordiale e loro andranno sul foglio da disegno.

Si guardarono negli occhi e sigillarono quel patto senza dire nient’altro, stringendosi le mani e poi abbracciandosi forte. Decisero di non dire ancora nulla al padre, avrebbero aspettato di vedere come andavano le cose.

Tutto, come avevano intensamente sperato Henriette e Andrea, andò secondo i piani. Madre e figlia si sentivano sollevate.

La speranza è davvero una strana invenzione.

La bimba descriveva a parole e le figure apparivano sul blocco custodito nello zaino, nella borsa o nella giacca accanto a lei. Anche su quaderni piccolissimi la magia funzionava. Andrea, se sapeva di avere a disposizione uno spazio molto ristretto sul foglio bianco, chiedeva ancora più fermamente e con amore ai suoi pensieri di concretizzarsi lì. I suoi dipinti erano spettacolari. La magia che li permeava era tangibile, fatata come quella sua particolarissima dote miracolosa.

Gli anni trascorsero e Andrea divenne una nota pittrice. Nessuno sapeva però che neanche uno dei suoi quadri era stato dipinto con colori e pennelli, bensì con inchiostro e carta.

La meraviglia intorno ad Andrea, senza dubbio, continuava a manifestarsi.

Aveva comprato un appartamento in un complesso di villette a schiera dai colori del mare. Nel momento in cui vi era entrata, la sua casa, solo la sua, aveva assunto varie sfumature di rosso, oro e arancione come le foglie degli alberi del primo paesaggio che era apparso sul muro della cucina di sua madre. Tutti pensarono che fosse stata lei, l’artista, a compiere quella colorata trasformazione e non dissero nulla. L’intera città interpretò quella differente sfumatura, che così tanto spiccava, come segno di vanto e di unicità. Tutti sapevano che lì viveva e creava magia Andrea, la paesaggista del sogno. Così era nota al mondo e la sua arte aveva viaggiato e raggiunto ogni parte del globo.

Andrea aveva vissuto una vita lunga e felice, senza mai svelare a nessuno quel grande segreto custodito per tanto tempo con sua madre e che ora, divenuta anziana, era adagiata tra le pieghe del suo cuore.

le parole di Andrea
Le parole di Andrea

Una piovosa mattina di Dicembre, entrò in un museo dove si teneva una esposizione delle sue prime opere rese note al grande pubblico. Le piaceva intrufolarsi, senza farsi riconoscere, tra i visitatori per cogliere i loro commenti, gli sguardi, le emozioni quando si trovavano di fronte alle sue tele.

In un angolo, lontano dalla maggior parte dei presenti, vide una ragazza. Era vestita in modo semplice: jeans, stivali e un cappotto che probabilmente, visto come le cadeva addosso, aveva comprato volutamente di un paio di taglie più grandi. Ciò che attirò la sua attenzione erano le macchie di colore che rivestivano i suoi indumenti. C’era un ordine magico e non prevedibile in quei punti che, avvicinandosi, scoprì essere minuscoli fiori dalle svariate forme. Petali fluttuanti che disegnavano la stoffa in modo straordinario e, per assurdo, sembravano aumentare. Quando poi fu alle sue spalle, notò il blocco su cui scriveva appunti senza sosta, come rapita da una visione che solo lei poteva vedere.

Andrea sorrise.

Le si fece accanto e la salutò.

– Buongiorno.

La ragazza sorpresa, si fermò, la osservò e la riconobbe immediatamente.

– Ma lei è…

– Shshshsh! Non si faccia sentire, sono in incognito.

Le sussurrò strizzando l’occhio destro.

– Volevo solo farle i complimenti per le sue creazioni. Queste stoffe sono davvero meravigliose. Ricordano la primavera e la benedizione dei ciliegi in fiore. La sua arte è unica e impagabile, non ne dubiti mai. Mi chiedevo se, per caso, i miei quadri le stiano ispirando una nuova fantasia…

Lo chiese indicando in maniera discreta gli abiti della ragazza.

Questa la guardava stupita, dubbiosa e al tempo stesso incantata da quanto le stava dicendo. Non avrebbe mai osato sperare che qualcuno la capisse e che addirittura quella persona fosse la sua pittrice preferita.

– Sì… Ma quindi, lei sa?!

– Oh, Sì, cara amica, so! Io sono come lei. Quelle tele nascono dalle mie parole. Vorrei però darle un consiglio, se posso.

– Certo!

– Vedo che ha una borsa grande con lei. Si assicuri di metterci un blocco dai fogli bianchi, nudi. O forse per lei funzionerebbero meglio degli scampoli di stoffa. Chieda poi alle sue idee, alle sue visioni, di adagiarsi delicatamente su quegli spazi vuoti. Vedrà che non dovrà mai più rimanere in disparte o nascondersi. Potrà credere nei suoi sogni e nella sua arte magica, senza più alcun timore.

Detto ciò, le strinse la mano e si allontanò in silenzio, avvolta da una scia di nebbia profumata che sembrava provenire dai suoi dipinti.

La primavera successiva, su tutte le riviste di moda, imperversava la nuova linea di una stilista emergente di grande talento. I suoi abiti erano creazioni mai viste prima, caratterizzate da stravaganti disegni floreali, che ricordavano petali di ciliegio mossi dal vento.

Quando qualcuno le chiese in un’intervista, quale nome avesse quella incantevole fantasia, l’artista disse:

Le parole di Andrea.

Roberta Leonardi 14 Luglio 2021

Grazie a Chiara Baldini, amica e artista dai mille talenti per i suoi preziosi consigli e per la sua impagabile amicizia. Siamo due cifre di uno stesso numero. 

Questo articolo ha 17 commenti.

  1. Anonimo

    Tra brividi e sorrisi! Stupenda

    1. Roberta Leonardi

      Infinitamente grata per queste parole.

    2. Stefania Salzone

      Complimenti Roberta , ogni tuo racconto è un talento perché arriva alle più belle emozioni di noi lettori . Per questo ti ringrazio tanto ! 💖Sei speciale 💖!

  2. Stefania Salzone

    Complimenti Roberta ,in ogni tuo racconto c’è un il talento della scrittura che arriva alle più belle emozioni di noi lettori ! E per questo ti ringrazio tantissimo 🙏❤️! Sei speciale 💖!

    1. Roberta Leonardi

      Grazie di cuore Stefania. Parole che mi riempiono di gioia🙏

  3. Ross

    Che bella fiaba! Anzi un sogno messo in fiaba… O viceversa? Comunque è un po’ quello che mi succede quando mi frulla in testa qualcosa da dipingere e poi mi si materializza man mano che lo faccio… E a volte provo anche il sentimento di meraviglia di Andrea o della mamma!

    1. Roberta Leonardi

      Credo sia il sentimento di tutti coloro che, in qualche modo, creano. Un sentimento magico tipico degli artisti😊

  4. Genny

    Che bella storia Roberta…quando i sogni si trsformano in incantevoli paesaggi colorati. Mi sono rilassata leggendoti….grazie 🌹

    1. Roberta Leonardi

      Che bello! Un po’ di fantasioso relax❤
      Grazie Genny, Buona notte.

  5. Claudia

    Bellissimo racconto, riesci sempre a trasportami dentro mi sono sentita tanto Andrea che bella sensazione .
    Complimenti cara amica dalla penna magica !!!!

    1. Roberta Leonardi

      Grazie mille cara Claudia.

  6. Gabriela

    Meravigliose parole di Andrea , un racconto stupendo, pieno di colori.
    Emozionanti momenti tra madre e figlia.
    Ho letto senza respiro , fantasia, emozione ,ma hanno accompagnato.
    Grazie Roberta, un abbraccio forte.

    1. Roberta Leonardi

      Grazie a te Gabriela, ricambio l’abbraccio con gratitudine.

  7. Anonimo

    Bellissimo racconto, si legge tutto d’un fiato, intenso, scritto con grande sensibilità. La bravura da parte tua, cara Roberta, è evidente anche per le coinvolgenti e accurate descrizioni. Un abbraccio 🌹

    1. Roberta Leonardi

      Che belle parole, Vincenza. Ti ringrazio tantissimo.
      Grazie davvero.

  8. Anonimo

    Cara sorellina mia, Andrea sei tu! Mentre scrivi dipingi il mondo

    1. Roberta Leonardi

      Spiegami tu, perché riesci sempre a farmi piangere????
      Ti voglio bene.

Lascia un commento