
Le voci del rudere.
Era una mattina di quelle in cui la luce bussava gentilmente da dietro le persiane. Claudia, accogliendo quel caldo invito, si alzò. Si diresse pigramente alla finestra, la aprì e assaporò l’inconfondibile aria di campagna che si respirava da quel casale dove, da bambina, tante estati aveva trascorso.
Ora, quella casa in mezzo alla natura, proprio alle porte del paese che aveva dato i natali a sua madre e prima ancora a sua nonna, era divenuta di sua proprietà.
Ci si era trasferita ad inizio primavera, in seguito ad una necessaria ristrutturazione per mettere a norma gli impianti di luce, acqua e gas, dare un tocco di moderno comfort al bagno, e personalizzare alcune decorazioni interne. Il resto era rimasto come ricordava: dolcemente accogliente e tranquillo.
Proprio questo cercava e voleva fortemente: un po’ di serenità. Aveva bisogno di silenzio, di suoni che le restituissero un contatto con la natura e con la parte più intima di se stessa. Era fuggita dalla città.

Claudia era una nutrizionista e insegnante di Yoga. Aveva ricavato un piccolo studio nella parte della casa che, un tempo, era adibita a deposito per il grano e altri viveri. Aveva inoltre allestito uno spazio in giardino per la pratica dello Yoga. Esattamente lì, impartiva lezioni a coloro i quali desideravano conoscere questa disciplina del corpo e della mente, attraverso i suoi cortesi insegnamenti.
Abbastanza velocemente, aveva trovato un gruppo di persone che amavano seguirla e ascoltarla. Si occupava anche di un blog dove raccontava la sua esperienza, condivideva le proprie conoscenze e scriveva della meraviglia che era andata a ricercare, trovandola, in quel luogo.
Certo, indubbiamente la vita di paese la esponeva anche ad una carenza di vera privacy. È voce comune che, nei posti piccoli, si sappia un po’ tutto di tutti. Ma non avendo nulla da nascondere, quello per lei non era mai stato un problema. Anzi, amava avere notizie dei suoi vicini, partecipare alle attività del circolo culturale e poter attraversare il paese salutando per nome coloro che incrociava.
Quei sorrisi, quelle confidenze, quel
–Buongiorno, Claudia,
che riceveva, erano musica soave e necessaria per il suo benessere.
La pandemia le aveva portato via l’amore della sua vita. Una storia intensa, terminata ad una distanza imposta dal virus, segnata da un “Addio” pronunciato senza potersi guardare negli occhi.
Martellante era il ricordo della telefonata, che con una voce a lei sconosciuta, le comunicava l’accaduto:
-Ci sono state delle improvvise e ingestibili complicazioni
-Siamo spiacenti per la sua perdita
Due frasi pronunciate con una impercettibile pausa a separarle l’una dall’altra e che l’avevano uccisa emotivamente.
Per questa ragione Claudia era lì: per accettare, ricominciare, per andare oltre. Non cercava un nuovo amore. Voleva però vivere e sentire nuovamente la meraviglia. Desiderava percepire la vita tutt’intorno, per ritrovarla dentro di sé.
Quell’Amore che aveva perso, lei lo regalava in maniera istintiva a coloro che incontrava sul suo cammino. Fisicamente era una donna magra, non altissima, dai capelli ricci e neri come anche i suoi occhi. Si vestiva di colori, scarpe basse e profumava di lavanda. A dirla tutta però, ciò che realmente brillava, era la sua anima.

Ovviamente non era immune alla rabbia. Gli avvenimenti vissuti gliene avevano fatta accumulare parecchia.
Lei d’altro canto sapeva come sfogarla. Se lo Yoga non era sufficiente, allora cantava a squarciagola, camminava nel bosco o andava dal vicino a spaccare un po’ di legna. Strumenti preziosi per liberarsi dalla frustrazione del dolore, dal non capire, dal pungente sentimento di solitudine che la avvolgeva, quando pensava che, fino a pochi mesi prima, immaginava la sua vecchiaia accanto ad una persona che ora era nel vento.
Per questo motivo chiamava il vento Daniele, e quando soffiava, lieve o impetuoso che fosse, si affacciava o usciva per farsi accarezzare. Era il suo contatto fisico con la sua anima gemella. Era il suo attraversare i limiti del tempo e della morte. Era la sua maniera per ricordare il piacere del suo tocco.
Una mattina, molto presto, mentre il mese di Settembre entrava dolcemente nell’anno, nonostante una sottilissima nebbia, Claudia decise di allungare la sua passeggiata e allontanarsi un po’ dal sentiero che, normalmente, percorreva. Nell’arco di una decina di minuti, si ritrovò davanti ad una spaziosa ed ariosa radura, dove si ergeva, sulla destra della via, un vecchio casale diroccato.
Con suo grande stupore, comprese di conoscere quell’immagine. Quella costruzione le era decisamente familiare. Era rappresentata in un quadro che si trovava prima nella camera da letto dei nonni, e ora nel suo soggiorno.
Come aveva fatto a non scovarlo in precedenza? Ci aveva girato intorno per mesi, anzi anni!
Si avvicinò a passo svelto, sorridendo come una bambina che porta alla luce un antico tesoro nascosto.
C’era una luce magica, probabilmente dovuta alla foschia che permeava l’intero luogo di un’atmosfera da fiaba. Girò intorno al rudere, ne toccò le mura, ne ammirò la tenace resistenza ed una volta oltrepassata la soglia, che mostrava ancora con ostinato orgoglio gli stipiti divelti in legno, si poggiò ad una finestra.
Si lasciò andare a ciò che il rudere le ispirava. Si concentrò sull’ascolto.
Cantò, Claudia.
Quel posto le fece riaffiorare alla memoria una canzone della tradizione Friulana che le cantavano sua nonna e sua mamma.
Je tornade primevere
cui soi mìl e mìl odôrs
dut il mont a mute siere
duc’ a tornin i colôrs.
Ancje tu, tu sês tornade
sisilute ti vuei ben
vorês dati une bussade
e tignìti sul gno sen.
Dula vastu sisilute?
No sta lâ luntan luntan
Fas culì la tô cjasute
di stecùz e di pantàn.
Reste pûr, reste pojade
sisilute, su chel len
vorês dati une bussade
e tigniti sul gno sen.
È tornata la primavera
con i suoi mille e mille odori
tutto il mondo muta colorito
ritornano tutti i colori.
Anche tu sei tornata
rondinella, ti voglio bene
vorrei darti un bacio
e tenerti sul mio seno.
Dove vai rondinella?
Non andare lontano lontano
fai qua la tua casetta
di fango e di fuscelli.
Resta pure, resta appollaiata
rondinella, su quel legno
vorrei darti un bacio
e tenerti sul mio seno.

Ne uscì con un vigore e una gioia che aveva dimenticato. Si sentì rinascere.
Da allora, tornò quasi ogni giorno a salutare quel dipinto vivente. Entrava nel quadro e diveniva lei stessa favola.
Cantava canti popolari e, a poco a poco, decise di organizzare delle brevi escursioni con gli abitanti dei paesi limitrofi. Insieme si radunavano raccontando storie, aneddoti o cantando filastrocche e componimenti della tradizione, per poter celebrare in modo ancor più vibrante e completo, la spettacolarità di quel luogo.
La voce si sparse in tutta la regione, oltrepassando, con l’aiuto del passaparola, confini e provincie.
Daniele, l’amore di Claudia custodito nel vento, si fece messaggero etereo di quel miracolo.
Fu così che, quell’angolo di incanto che emerge e sboccia al centro di una luminosa radura, è divenuto luogo per concerti. La prima settimana di Settembre, in onore del periodo in cui Claudia allungò il suo tragitto quotidiano, si svolge l’evento:
Le voci del rudere.

Cori da varie parti d’Italia giungono alla vecchia rovina per inneggiare la storia della loro regione e magnificare l’ambiente che ci abbraccia e accoglie. Così facendo, la Natura ci dona inaspettate risorse per affrontare la tragica realtà alla quale la vita, a volte, ci costringe.
Claudia, è conseguentemente divenuta non solo organizzatrice de Le voci del rudere, ma soprattutto simbolo di quei suoni che sono nel vento e nel tempo, e che, solo con la spinta di un amore disinteressato, possiamo far riaffiorare.
Ovviamente questa è una storia inventata. La radura, il casale, le voci del rudere, non esistono se non nella mia fantasia. Ma questo, miei cari lettori, come ben sapete, non vuol dire che non siano reali. ( cit. Albus Silente)
Basta crederci.
Roberta Leonardi, 12 Aprile 2021.
Questo il link per ascoltare la canzone!
Sempre una magia…
Grazie di cuore.
Grazie.. Mi ci vedo tanto in certe atmosfere di questo racconto. Anche per me il vento a volte ricorda, accarezzandomi, chi non c’è più
Lieta di avertelo riportato tra le righe di questo racconto.
Il vento non mi ha mai spaventata e tu , con questo racconto, mi hai regalato le parole che completano le emozioni
Ed io, mia amata sorella dai mille talenti, sono felice di questo dono.
Ti voglio bene.
Ognuno di noi sceglie un profumo…una canzone oppure un posto incantevole dove accarezzare l’amore perduto, il mio è su una stella, che nelle serate limpide mi strizza l’occhio. Sei sempre così carezzevole Roberta
La cercherò quando guardo il cielo.
Grazie Genny.
Roby mi hai emozionato dall’inizio alla fine… mi hai fatto commuovere, grazie di vero cuore, sei un artista a 360 gradi,. Con i tuoi racconti ci regali istanti di magia. Grazie davvero, una tua grande Fan ❤️
Grazie a te, Roby di esserci stata dall’inizio! Un abbraccio grande.
Quanti dolci ricordi e magiche atmosfere… riportati da questo emozionante racconto. Grazie dolce Roberta ❤️
Grazie a te, Cenzina, che apprezzi sempre questo mio strano mondo🙏
Grazie Roberta!mi so o emozionata. GRAZIE
Grazie ROBERTA,mi hai emozionata
Un onore! 🙏
Mi hai fatto venire il nodo in gola una grande emozione … il vento che mi accarezza il viso è come un bacio che mi manca da troppo tempo … grazie per questo bellissimo racconto che ha toccato le corde più nascoste dei miei sentimenti … sei bravissima riesci sempre a riempirmi il ❤️… Grazie cara amica dalla ✍🏻 Magica ti voglio bene 😘🥰
Allora, questo racconto, te lo dedico! La protagonista porta già il tuo nome, il resto…è nel vento❤
Grazie onorata e felice 😘🥰
Hai riaperto un canale, alcuni sogni che avevo messo da parte…. chissà…..a parte ciò trovo il tuo modo di scrivere veramente accattivante, scorrevole, emozionante. Grazie
Ti ringrazio tantissimo, Silvia.