Lettera dal bosco

Mio caro,
ho tardato settimane a darti mie notizie e me ne scuso. Come sai, mi sono rifugiata su questo eremo perché il mio spirito era esausto. Gli ultimi avvenimenti hanno messo a dura prova la mia capacità di reagire e rigenerarmi.
I rumori del vivere quotidiano mi soffocavano. Le parole erano prive di significato.
Io stessa mi sentivo senza senso.
Ero una conchiglia vuota lontana dal mare.

Lo so, non è la prima volta che accade, ma mai in passato ho sentito questo disagio in maniera così opprimente. Avevo bisogno di evadere dalla prigione della città. La mia era una gabbia assolutamente personale, creata dalla mia mente, come tu stesso hai sottolineato più volte durante il nostro ultimo incontro.
Quando ti ho confidato il mio malessere e il mio desiderio di fuga, tu mi hai fatto notare che scappare non risolve ciò che dovremmo affrontare, ma lo rimanda.
Questa tua affermazione è una disarmante verità.
Hai ragione.
Permettimi però di dirti ciò che ho concluso dopo ore di infinite riflessioni –La mia non è una fuga. È una ricerca– Parto da fuori per arrivare dentro.
Lettera dal bosco.
Non so se il percorso è quello giusto, ma è quello che posso compiere adesso.
Il mio stato d’animo era confuso, assediato da pensieri ingombranti e non riuscivo a scovare il silenzio della mia anima.
Intrappolata in un vortice che io stessa avevo generato.
Allora, in maniera alquanto banale, ho cercato un luogo dove il silenzio fosse la normalità, dove fosse quasi un’imposizione. Avevo bisogno di essere costretta ad ascoltare. Solo così potevo essere scaraventata fuori da quel vortice.
Quassù sono stata accolta con garbo, non perché fossi qualcuno speciale, un personaggio noto, ma per il semplice fatto di essere una creatura dell’universo che ha chiesto riparo dalla tempesta violenta della sua mente.
Di parole in questo periodo ne ho dette ben poche…non ne ho avuto bisogno.
Per capire e per capirsi bisogna ascoltare, è la prima regola.
Una scritta intarsiata nel legno me lo ricorda ogni giorno.

In questo luogo di quiete non esistono nomi, ci si saluta con un cenno del capo, ci si dona reciprocamente un sorriso. Sai a chi ho dedicato il sorriso più grande questa mattina?
Camminavo nel bosco, lo faccio tutti i giorni appena la luce fa capolino tra le fronde degli alberi, e mi sono allontanata dal percorso battuto per scendere accanto al ruscello.
L’acqua era così limpida, fresca.
Gocce di luce brillavano tra i sassi come diamanti liberati dalla roccia.
Tutto intorno era pace e le uniche voci erano quelle degli uccelli che salutavano il ritorno del mattino. Ho avvicinato le labbra all’acqua e mi sono vista riflessa in quel movimento ondulato.

È stata un’esigenza spontanea: ho sorriso a me stessa.
Che sollievo!
Poco dopo ero così commossa da quel gesto di riconciliazione, che le mie lacrime sono andate a ricongiungersi con il ruscello.
Credo di aver trovato in quell’istante il silenzio che cercavo.
Penso di aver sentito di nuovo la voce della mia anima.
Mi accorgo, inoltre, di aver perso qualcosa: il fardello della colpa.
L’ho visto allontanarsi giù a valle. Il sentimento del perdono che mi sono concessa mi ha abbracciata partendo dai piedi, radici del mio vivere, fino ad arrivare al volto, immagine umana del mio essere.
Non mi sono mai sentita così bella e sana.
Le foglie, accompagnate da un lieve soffio di vento, applaudivano sia la perdita che il ritrovamento.
Quanti pesi legati al passato, ci portiamo dietro come mummie sulle spalle?
Ci hai mai pensato?
Li vedi solo quando li lasci cadere.

Mi rendo conto che non potrò rimanere qui per sempre, ma questa pausa silenziosa, mi ha aiutata a comprendere che non sono una donna che appartiene alla città. La città è divenuta quasi tossica.
Col trascorrere del tempo, il mio animo sente la necessità di riscoprire la natura, di riavvicinarsi a un universo che non è quello gridato o imposto, ma quello intimo e libero.
Alzo gli occhi al cielo e lo intravedo tra la timidezza delle fronde che non si toccano, lasciano spazio alla sua presenza. Gioisce, così come il mio cuore affrancato.

Quanta energia ho sprecata nella rabbia. Ero così furiosa con la vita, col dolore, con l’abbandono!
Poi, ho capito.
La rabbia è un sentimento così inutile…corrode, consuma lo spirito e lo acceca. Se lei domina, la meraviglia fugge. Ma qui, in questo luogo e anche dentro me, ora, non ci sono rancori o rimpianti, c’è solo acqua che scorre.
Sto lasciando andare.

Lettera dal bosco.
Non sono pronta a tornare, ho bisogno di disfare le valigie e lasciar fuori tutto ciò che non mi occorre. Qui, nel bosco, mi spoglio del superfluo e decido di essere leggera.
Imparerò così a portare quella leggerezza con me, a non legarla a un luogo ma a uno stato interiore.
Non so quanto ci vorrà.
Potrai aspettarmi?
Avrai voglia di concedermi del tempo?

Se non vorrai o potrai, lo accetterò.
Se invece lo farai, te ne sarò grata.
La tua amicizia, mio caro, è un dono a cui tengo, è preziosa e questo bosco me ne ha dato la certezza.
Vorrei che mi raccontassi comunque di te, di quanto ti accade, di ciò che provi, affinché questa assenza fisica, sia la conferma di una presenza.
Ricorda: Il fatto che tu non possa udire la mia voce, non vuol dire che non ti stia ascoltando.
Dal silenzio pacifico del mio cuore affaccendato a svuotar cassetti e a lasciar respirare gli spazi creati, ti saluto e mi auguro di ritrovarti al ritorno, quando questo avverrà.
Tua, Roberta.
Bellissima Roby! Commovente dolcezza di quando si riesce a farsi attraversare dagli eventi senza fare resistenza. La cedevolezza del giunco che, come dicono in oriente, si piega senza spezzarsi. E cedevolezza non è arrendersi ma essere consapevoli accettando i nostri limiti!
Esatto. Proprio così. Inoltre leggerezza non è sinonimo di superficialità!
Un abbraccio grande.
La leggerezza di poter fare respirare l’anima da pensieri pesanti….hai descritto un atmosfera accogliente e rassicurante per ritrovare noi stesse ….
Grazie Genny🙏
Ritrovare se stessi .. bellissimo racconto .. la profondità delle parole scritte con tanta maestria rendono tutto possibile e leggero … bello Roberta e grazie 💚🥰🤗
Sei sempre troppo gentile. Grazie Claudia.
Bellissimo Roby👏👏Uno sguardo attento per ritrovare se stessi lungo un cammino verso la luce, lasciando necessariamente andare tutto ciò che oscura la mente e la positività della vita stessa. Fare pace con se stessi per trovare la leggerezza nel cuore e portarla per sempre nella nostra vita.
Io associo la leggerezza alla rinascita.
A presto e buona giornata ❤️
Ti auguro, anzi ci auguro, tanta leggerezza.
Grazie Vincenza🙏
Il bosco è il crocevia del perdersi e del ritrovarsi. Il silenzio parla alla nostra anima, se siamo disposti ad ascoltare, e parla con la gramnatica e la sintassi della nostra anima.
Ma com’ e possibile che parli proprio a noi, proprio a te, proprio a me?
Credo perché siamo parte di un tutto e le nostre esistenze individuali sono le tessere di un mosaico universale, che la natura rappresenta.
Un bosco, una spiaggia, uno scorcio di campagna, i nostri pensieri possono avere un altro tempo, più dilatato, e depositarsi; le nostre sensazioni possono usufruire di un altro orizzonte, più ampio, e combinarsi in maniera più armonica.
È una sorta di miracolo di cui non finiamo di meravigliarci, perché la nostra finitezza si incontra, si lega e si incastra con qualcosa di infinito, che si rigenera di continuo. E noi lo sentiamo e ce lo portiamo dentro.
Hai detto tutto, mio caro amico…tutto.
Molto bella e commovente spero che anch’io come te possa lasciare andare i miei fardelli❤️
È importante riconoscerli e liberarli. Il loro posto non è sulle nostre spalle ❤️
Leggerti mi fa stare bene, io che amo il silenzio, il bosco, la natura che mi parla, nelle tue parole ho ritrovato tanto di me.
Grazie cara Roberta
Allora stiamo camminando insieme. Grazie Sonia.
Bellissimo Roberta il silenzio il bosco il ritrovare se stessi 😍 mi è piaciuta tantissimo questa lettera del bosco
Grazie infinite Irene! Mi fa davvero piacere 🙏