OSSA DI ANGELI
Una scoperta dolorosa mette la sua vita sottosopra.
Marta si trova a dover affrontare vecchi fantasmi, per camminare su percorsi inesplorati e ricostruirsi.
E’ chiamata a capire chi è e cosa vuole veramente. Una passeggiata in riva al mare a caccia di conchiglie, fatta da bambina con la mamma, è il faro nella sua notte. Amici fedeli, nuovi incontri e le “ossa di angeli” la accompagnano durante questo inaspettato cammino.
Ossa di angeli è un libro che parla di rinascita, di come accettare l’imprevedibile e lasciare andare ciò che è stato, riscoprendo la volontà di creare storie nuove, anche quando le parole diventano mute.

Estratti
Marta scriveva storie per bambini. Amava l’idea di avvicinare alla realtà quelle anime ancora incontaminate, attraverso il sogno, i colori e la fantasia delle parole. “Filtri preziosi per proteggerci quando ciò che vediamo e viviamo non ci piace”, diceva.
Ai due lati del parco sedici sarcofagi in pietra, con bassorilievi raffiguranti scene di battaglia, che, come lesse in seguito, rappresentavano le sedici repubbliche sovietiche. In fondo a tutto, c’era una scultura, immensa vista da sotto: un soldato che sosteneva col braccio sinistro un bimbo e, con la mano destra, una spada con la punta rivolta in basso. Il milite era in piedi e schiacciava una svastica nazista spezzata. Marta, muta e sopraffatta dallo stupore e dalla pungente meraviglia che sentiva nel petto, iniziò a piangere.
Ma come sono fatti gli angeli?
– Oh, amore mio! Questo davvero non lo so. So come erano fatti prima di trasformarsi. Penso alla nonna, al nonno, a quelle persone che se ne sono andate e sono volate in cielo. Li ricordo come erano quando vivevano qui. Ma come sono dopo, non lo so. Mi piace immaginarli come delle piccole luci. Luci che danno calore, ma non bruciano. Luci che non fanno male agli occhi, ma li rinfrescano. Luci che non abbagliano, ma illuminano.
– Mamma!
– Cosa?
– Ma sono le stelle!!!!
Una mattina all’alba andò in spiaggia. Si tolse le scarpe. A piedi nudi camminò sulla sabbia. Raccolse alcune conchiglie. Ne tenne per sé una sola. Era a forma di spirale. Sembrava un corno da caccia in miniatura. La pulì con l’acqua salata del mare. Ci soffiò dentro. Si convinse che avesse emesso un flebile suono. Sorrise. Guardò dietro di sé. Vide le sue impronte sulla sabbia. Ripensò ai suoi genitori. Un’onda si infranse sugli scogli di fronte a lei. Spaccò l’orizzonte in mille schizzi di spuma bianca.
Quando era in sosta in qualche località di mare, Gianni non mancava mai di raccogliere una o due conchiglie da portare a Marta. Si stupiva sempre di quante varietà ce ne fossero. Lei ne era ogni volta commossa e le metteva una scatola di legno dove le custodiva, oppure le distribuiva qua e là per la casa. Alcune erano diventate decorazioni natalizie. L’albero di Marta era davvero peculiare tra conchiglie, palline tradizionali, poesie e frutta secca a far capolino tra le luci intermittenti che non potevano mancare. La loro amicizia era sincera.
Daniela si aspettava che l’amica, finalmente, si confidasse. Sapeva che il mare l’avrebbe invitata a farlo.
– Per quanto ho imparato, quella lotta è la vita. Smettere di lottare sarebbe cessare di esistere. Lasciare andare, però, spesso è necessario, pur non sapendo quanto tempo questo processo richieda. Nessuno di noi sa cosa avverrà domani. Neanche io mi aspettavo di essere licenziata, perdere il lavoro e ritrovarmi, da un giorno all’altro, con quasi nulla in mano. Avevo i miei figli, una casa, una liquidazione e una passione: i miei saponi. Quindi ho raccolto tutta l’autostima che potevo, ho chiesto aiuto e consiglio, ed eccomi qui. Perciò non puoi precluderti di vivere oggi, pensando che forse, domani, non avrai più qualcosa o qualcuno se ne andrà.
Non aveva mai trovato qualcuno che capisse che il suo non era un lavoro, nel senso stretto del termine, ma una missione, una vocazione e, in quanto tale, era prioritaria. Alex riteneva di non togliere niente a nessuna donna, se dava altrettanto spazio ai suoi animali. Era molto sereno con se stesso e le sue decisioni.
Una enorme finestra, dalla quale si intravedeva l’orto delle erbe officinali, aveva, ai lati, giare di vetro trasparente contenenti erbe lasciate a macerare. La luce era intensa e avvolgente. C’erano mille profumi nell’aria: camomilla, malva, lavanda, gelsomino, calendula. Sembrava di camminare in una miriade di prati fioriti. L’ordine era evidente. Dani era sempre stata molto organizzata. Tutto aveva un posto: brocche di varie dimensioni, bilance, misuratori, frullatore, guanti, mascherine, occhiali protettivi, vasche con olio di cocco, burro di cacao, Karité e d’oliva. Le pareti erano color carta da zucchero e vi erano appesi alcuni utensili che però erano solo decorativi. Quelli che Dani utilizzava erano riposti in cassetti sotto al piano di lavoro.
Scusa, ti ho spaventato. Sembravi molto presa. Ma non ho resistito. Ti ho visto così intenta a scrivere che mi sono incuriosito. È un diario?
– Una specie. È più una giara.
– Una giara?
– Sì, una cesta in cui sto riponendo idee e sensazioni, per ritrovare l’incanto.
– Interessante. Sei una scrittrice? L’incanto di cui parli è l’ispirazione?
– Non mi sento una scrittrice. Forse più un menestrello, una cantastorie. E, sì, parlo di ispirazione e anche di qualcosa di più. Sto cercando me stessa. Quando mi ritroverò, allora anche “la musa” mi parlerà di nuovo.
Adam, dopo un sospiro, proseguì:
– Da allora, ogni mattina, sono passati trentaquattro anni, mia nonna, che ora ne ha ottantotto, va su quel molo e legge una poesia al mare.
Sapeva che quello era il momento in cui, anche Nancy, rientrando in casa, parlava con Tom e lo invitava a raggiungere il nipote in spiaggia. Entrambi, ignorando il fatto che quel gesto li accumunava, stringevano la propria conchiglia e, in qualche modo, andavano avanti.
L’entrata era in legno. Ai lati opposti, due grandi lumi protetti e custoditi da contenitori in vetro e ferro battuto, brillavano di una fiamma viva e calda. Rappresentavano la conoscenza e la cura, knowledge and care, come citavano le due scritte incise alla base degli involucri.
L’insegna sulla porta a vetri diceva “Life is a Book”, la vita è un libro. Marta rimase affascinata da quanta passione traspirasse già da quel primo sguardo.

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nei due formati disponibili: cartaceo e kindle.