
Riscopri la voglia di sorridere a te stessa.
Fatti una carezza, dedicala alla parte di te che hai nascosto, che hai chiuso in una stanza perché era, anzi, è scomoda.
È quella parte di te che ti ricorda la tua fragilità, che ti riporta al dolore. Quindi è meglio allontanarla e non vederla perché ciò che rappresenta fa troppo male.
La respingi talmente tanto da trasformarla in un’emarginata. Non ti prendi cura di lei: la affami e vesti di stracci. Rendi quella persona una mendicante che guardi, da lontano, con sufficienza. Ma quella creatura sei tu.
Tu sei lei, la mendicante, ed anche il passante che, nella infastidita indifferenza, passa e se ne va.
Se solo ti fermassi un momento.
Se soltanto le concedessi il beneficio di uno sguardo.

Superare l’olezzo della carne putrefatta, della vergogna, del senso di colpa, del fallimento, della delusione è tutt’altro che semplice.
Però, se smetti di fuggire, se decidi di star ferma, per quanto quella staticità sia agghiacciante, sai cosa accadrà?
Sarà lei, la dimenticata, la colpevole, la stracciona a venirti incontro.
Con occhi supplicanti si avvicinerà ai tuoi e ti guarderà in silenzio, in attesa.
Resisti, non te ne andare, lascia che il vento ti porti il suo odore.
Fai un passo verso di lei e asciugale la lacrima che sta cadendo sulla sua guancia.
La percepirai su di te.
Siete parte dello stesso volto.
Appartenete allo stesso corpo.
Siete figlie, sorelle e madri della stessa vita.
Tu sei lei e lei è te.
Abbracciala, perché ha avuto freddo, mentre tu tremavi.
Inaspettatamente, ti accorgerai che quel calore scioglie nodi, pettina capelli, colora le gote e solleva gli angoli della bocca.
Senza sapere come, riscoprirai la compassione.
Anima spaventata,
Riscopri la voglia di sorridere a te stessa.
Sali sulla torre attraverso il passaggio in fondo al pozzo.
Apri la porta della stanza chiusa col catenaccio, pulisci le ragnatele, lascia uscire la donna che vi hai rinchiuso e cospargila di oli ed essenze profumate.

Con coraggio, accoglila.
Quella creatura sei tu.
Riscopri la voglia di sorridere a te stessa.
Quando poi avrai le mani sudice della tua cenere, concediti un bicchiere d’acqua fresca, un raggio di sole ed un soffio di vento che ti attraversi il cuore.
Il tempo non si controlla.
La vita segue il suo corso, come il fiume può rompere gli argini dentro i quali l’uomo lo ha costretto.

Fingere di non vedere, rinchiudere, nascondere, non compie la magia per cui ciò che non ti piace, scompare.
Abbi la grazia di concedere che la vita, accada.
Indubbiamente in tutto questo incontrollabile accadere, nell’incessante scorrere degli attimi, nel tuo quieto camminare, tu puoi fare qualcosa:
Attraversa il ponte,
Riscopri la voglia di sorridere a te stessa.

Per concludere, cari amici, dopo questa confessione molto sentita e personale, vi aggiungo dei versi scritti in tempi non sospetti. Quando sono nati, a Novembre, non ero cosciente stessi scrivendo di me stessa a 360 gradi.
Io sono tutti i personaggi che trovate in ” Malinconia errante”.
Malinconia errante.
Il fascino malinconico di questa città
Mi cattura.
Forse però non è lei, con le sue finestre pastello aperte sulla vita
A farmi sentire quella punta di struggimento.
Probabilmente sono io
Vagabonda errante
In cerca di certezze, prigioniera di un capogiro
Mentre osservo un arco che,
Dalla sua volta,
Si volta a guardarmi.

Stesa a terra ascolto da una pietra,
Come un saggio ed esperto indiano,
I passi dei passanti avvicinarsi
Incuriositi.
Storditi e straniti dai miei stracci, mi lasciano lì e riprendono la loro corsa veloce verso l’ansia che li annega.
L’odore acre di una mano dalle unghie scurite dal fumo grigio di un’esistenza nascosta tra i vicoli,
Mi risveglia.
Un Mendicante dal sorriso spezzato
Mi solleva.
Il mio vuoto non lo spaventa. Lo conosce, gli è noto. Per questo mi nota e vede per ciò che sono:
Un’anima rattoppata di bende senza unguenti che urla la sua nudità ferita
Ad un mondo sordo ed indifferente,
Camuffato da sovrano,
Che acconsente a non sentire.
Insieme, nel silenzio freddo di un inverno annunciato da tempo,
Ci allontaniamo, ubriachi di assenzio,
Certi che solo qualche cane ramingo,
Noterà la nostra assenza.
NB: La depressione è una malattia. Fingere che non esista, non vuol dire affrontarla. Accettarla, parlarne è il primo modo per venirne fuori. Io ci sto provando.
Roberta Leonardi, 5 Marzo 2021
Bellissimo e commovente. Grazie Roby per condividere, ti mando un caldo abbraccio.
Io ne mando un altro a te e: in bocca al lupo per il tuo evento del fin de semana!
Qué lo pases genial!
Penso che in questo difficile momento ognuno di noi trovi nelle tue parole un po di se stesso….è sempre un piacere leggerti Roberta un forte abbraccio e…grazie❤🤗🙏
Ringrazio te per l’abbraccio che prendo e custodisco con gioia.
Buona giornata, Rossana
Mi sono rivista mi sono sentita … io non so scrivere .. ma tu che lo fai benissimo riesci a dare voce anche hai miei pensieri …., arrivi sempre al ❤️…. bisogna parlarne la terapia migliore 👏🏻 e tu riesci a farlo in modo eccellente GRAZIE sei proprio bravissima 🌹🤗🥰
Grazie a te, cara Claudia